La malattia di Parkinson
COS'E’
La malattia di Parkinson fu individuata per la prima volta da James Parkinson e descritta in una pubblicazione dai titolo “Trattato sulla paralisi agitante” divulgata nel 1817. Le cause della malattia sono ancora sconosciute. Le ultime ipotesi sulle cause della malattia sono di due tipi: ambientali e genetiche. Studi epidemiologici hanno dimostrato che l'esposizione a fattori quali pesticidi e metalli pesanti aumenta il rischio di sviluppare la malattia.
Anche la tesi di un difetto genetico sta ottenendo maggiori evidenze: nel 20% dei pazienti con precedenti di Parkinson in famiglia il gene difettoso è stato, infatti, identificato. Un importante sistema preposto alla detossificazione e alla pulizia dei metabolici neurotossici è quello dell’ubiquitina-proteasone che pulisce il cervello dalle proteine e le ricicla in aminoacidi riutilizzabili.
Se questo sistema s'inceppa o funziona male, come sembra succedere nel Parkinson, le proteine tossiche possono accumularsi bloccando il corretto funzionamento delle cellule dopaminergiche. La ragione per la quale i neuroni prima si riducono e poi muoiono non è ancora conosciuta, la ricerca scientifica non ha ancora scoperto il fenomeno che è all'origine della malattia.
COME SI MANIFESTA
La malattia di Parkinson si manifesta in analoga percentuale nei due sessi ed è presente in ogni parte del mondo. Oggi la malattia colpisce circa il tre per mille della popolazione generale, e circa l'1% di quella sopra i 65 anni. In Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000, per lo più maschi (1,5 volte in più), con età d’esordio compresa fra i 59 e i 62 anni.
SINTOMI PREMONITORI
Ci sono dei piccoli segnali che si manifestano anche molti anni prima della comparsa della malattia.
ETA' D'ESORDIO
L’età d’esordio dei Parkinson si fa, infatti; Sempre più giovane (un paziente su 4 ha meno di 50 anni, il 10% ha meno di 40 anni), poiché la scienza è oggi in grado di porre una diagnosi ai primi sintomi, quando la malattia è ancora in fase precocissima. Inoltre s'ipotizza che mediamente, rispetto al momento della prima diagnosi, l'inizio del danno cerebrale sia da retrodatare di almeno sei anni. L’immagine che la malattia riguardi solo le persone anziane, non corrisponde più alla realtà.
PRINCIPALI SINTOMI
La malattia di Parkinson è caratterizzata da tre sintomi classici: tremore, rigidità e lentezza dei movimenti (bradicinesia, il sintomo più diffuso) ai quali si associano disturbi di equilibrio, tendenza alla depressione, stitichezza, riduzione progressiva dell'olfatto. Altri sintomi premonitori Sono costituiti da: alterazione della postura, atteggiamento curvo, impaccio all'andatura, diminuzione della sonorità della voce, respirazione difficoltosa, l'espressione facciale e molti altri sintomi definiti secondari perché sono meno specifici e non sono decisivi per porre una diagnosi.
All'inizio si possono avvertire sensazioni di debolezza, d'impaccio nell'esecuzione di movimenti consueti, che danno origine a una stanchezza che si avverte con più facilità, anche se non sempre si associa una sensazione di perdita di forza muscolare. Ci si accorge poi di un'alterazione dei movimenti con maggiore difficoltà a cominciare e a portare a termine i movimenti alla stessa velocità di prima: il braccio o la gamba s'irrigidiscono.
Soffrire di Parkinson significa, però, avere anche dolore (presente nel 46% dei casi), problemi motori generali con perdita della stabilità, fino a subire frequenti cadute. La malattia di solito inizia da un lato solo, con disturbi lievi e limitati agli arti, e progredisce lentamente nella maggior parte del casi. La demenza compare nella fase avanzata e può riguardare il 20-25% dei parkinsoniani. Assume rilievo individuarla e curarla nei tempi rapidi.