L’idea di un gemellaggio fra Montevarchi e Betlemme è del 1998, ma il legame fra queste due città risale a molti secoli prima ed è legato alla storia della Reliquia del Sacro Latte.
A Betlemme c’è una chiesa francescana in cui si trova la cosiddetta “grotta del latte”, una cavità scavata nel tufo bianco. La tradizione narra che Maria, per sfuggire alla strage dei bambini ordinata da Erode, si sarebbe qui rifugiata e, mentre allattava Gesù, alcune gocce di latte sarebbero cadute al suolo e avrebbero miracolosamente imbiancato tutta la grotta. Donne, sia cristiane che musulmane, hanno raschiato dalle pareti della grotta la polvere, fino ai nostri giorni, con la speranza che avrebbe in loro favorito l’abbondanza di latte.
La Reliquia del Sacro Latte inizia il suo viaggio nel 1123 e la prima destinazione è Costantinopoli. La seconda tappa del viaggio vede la Reliquia spostarsi in Francia ed essere accolta, l’11 agosto del 1239, dal Re Luigi e dal popolo, con grande partecipazione e depositata nella cappella di S. Nicola nel palazzo reale.
Infine la terza tappa del viaggio, che vede la Reliquia giungere a Montevarchi. Sollecitato da Carlo d’Angiò a chiedere una ricompensa per il suo intervento in meridione con gli Angioini e questo chiese parte della Reliquia del Sacro Latte conservata nella Cappella Reale. A questo dono se ne aggiungerà un altro ovvero il privilegio di aggiungere nello stemma di Montevarchi il cosiddetto Capo d’Angiò.
Questa Reliquia crea quindi un forte legame fra Montevarchi a Betlemme.
Nell’ottobre del 1998, il Sindaco di Montevarchi, quello di Pratovecchio e Padre Rodolfo Cetoloni si recarono a Bethlehem, accolti da Padre Ibrahim Faltas e da Hanna Nasser, Sindaco della città, per stringere un patto di gemellaggio in vista del Giubileo del 2000. Al ritorno in Italia, di concerto con i Francescani della Custodia di Terra Santa, con la Regione Toscana, la Provincia di Arezzo, le Diocesi di Fiesole e di Montepulciano e la Conferenza Episcopale Toscana, fu deciso di avviare due progetti paralleli con cui le realtà coinvolte intendevano dare inizio ad un processo di solidarietà e di miglioramento delle condizioni economico sociali della tormentata città di Terra Santa. Lo spirito dei progetti era infatti quello di contribuire alla crescita culturale, economica e sociale del centro palestinese, creando soprattutto nuove occasioni di lavoro in particolare per i giovani colpiti da una lunga e grave crisi occupazionale. Nello specifico, gli enti locali concentravano le risorse per l’allestimento del Centro di Documentazione sulla storia e le tradizioni di Bethlehem, ospitato nel Palazzo della Pace attiguo alla Chiesa della Natività, mentre le Diocesi con la Custodia della Terra Santa e varie realtà economiche italiane realizzavano interventi strutturali importanti come la Scuola Materna e l’edificazione di una sala polivalente di circa 2.600 mq, la St. Francis Millennium Hall, dove poter accogliere manifestazioni, eventi e in particolare incontri tra i giovani di nazionalità e religione diversa, con l’intento di favorire, proprio attraverso lo sport e la cultura, l’avvio di un processo di pace che potesse nascere dal basso, dalla gente e soprattutto dalle generazioni più giovani, uniche capaci di portare un nuovo spirito in grado di creare un futuro migliore per migliaia di uomini e donne di entrambe le nazionalità e le varie religioni presenti in Terra Santa.
Il “Progetto Bethlehem 2000” nel complesso rappresenta quindi un significativo impegno di solidarietà tra popoli, avendo anche il merito di unire più realtà amministrative toscane, in particolare dell’area aretina, che si sono impegnate a sostenere iniziative collegate alla St. Francis Millennium Hall e ad ultimarne l’allestimento. Al momento della sua costruzione infatti, la sala era priva delle rifiniture e dell’impiantistica, completate anche grazie al programma “Pietre Vive”, che consiste nel rivestire il muro principale con 20.000 pietre sulle quali chiunque lo voglia può, con un’offerta, incidere uno o più nomi che rimarranno per sempre in Bethlehem a testimonianza della volontà di contribuire a costruire la pace in quella terra. Scopo dei due progetti è inoltre quello di avviare studi e ricerche sulla storia e l’identità locale e in ciò si stanno particolarmente impegnando i Frati Francescani della custodia di Terra Santa che hanno l’incarico di gestire la sala. Quest’ultima è così divenuta un luogo di studio e di ricerche su testimonianze antichissime, di manifestazioni, di promozione di attività e quindi di impegno per i giovani locali, ma soprattutto un centro di incontro tra persone provenienti da tutto il mondo, di cui può beneficiare l’intera città in tutte le sue componenti, divenendo anche un esempio per le altre città dell’Autonomia Palestinese. Un processo che andrà a vantaggio non solo della realtà specifica della zona mediorientale, ma sicuramente dell’equilibrio che può essere costruito solo attraverso il dialogo tra le culture e attraverso la consapevolezza che ognuno di noi ha dei suoi simili e delle condizioni in cui vivono le altri parti del globo.
Su quello che nel complesso può chiamarsi il “Progetto Bethlehem 2000”, la Provincia di Arezzo e i Comuni di Montevarchi e Pratovecchio si sono impegnati in maniera particolare, agevolando contatti più stretti e frequenti possibile tra le amministrazioni, le popolazioni dei centri toscani e la città stessa di Bethlehem. Il Comune di Montevarchi in particolare ha rappresentato l’Ente capofila dell’azione che ha preso avvio a partire dal 1° febbraio, proprio in coincidenza con il Giubileo.
Il piano avviato avrebbe dovuto non solo garantire la costruzione e l’allestimento del centro polivalente, ma anche la sua gestione, il suo funzionamento e la sua manutenzione, per permettere alla sala di svolgere anche negli anni successivi il ruolo per il quale veniva creata, cioè quello di attivare un flusso turistico e culturale con sicure ricadute di tipo economico per lo sviluppo della città e del suo territorio.
Nel gennaio del 2002 avvenne il primo viaggio in Terra Santa da parte delle delegazioni di Montevarchi e Pratovecchio, guidate dai rispettivi sindaci Giorgio Valentini e Angelo Rossi, con i rappresentanti della Coop Firenze, che contribuiva all’iniziativa. Erano giorni difficili, forse quelli della crisi peggiore dopo lo scoppio della seconda entifada, con Arafat bloccato nella sede di Ramhal. L’incontro tra la delegazione italiana e il Raiss avvenne tra l’altro proprio nello stesso giorno in cui l’esercito israeliano bombardò la sede della televisione palestinese, e contribuì in un certo senso a rompere quell’isolamento in cui lo stesso Arafat, e in fondo anche il suo popolo, erano costretti.
Da allora si sono susseguite diverse visite ed iniziative, dal 2003 ad oggi in cui Montevarchi è stata teatro della manifestazione “Montevarchi città della Pace”, ospitando tornei internazionali in varie discipline sportive (basket, calcetto, pallavolo, atletica), feste con danze e musiche italiane, arabe, ebraiche e beduine, degustazioni multietniche, tavole rotonde in cui si sono cimentati ragazzi provenienti dagli istituti scolastici di Bethlehem di Palestina, Rahat, Lakjih, Merhavim, Lehavim in Israele, Roanne in Francia, Kitzingen in Germania e dalla città di Pola in Croazia, oltre naturalmente alle scuole locali di Montevarchi e Levane. A Montevarchi Città di Pace hanno partecipato anche uomini e donne delle città amiche e rappresentanze istituzionali. L’aspetto principale di detta manifestazione è dimostrare che costruire la pace, oggi, è possibile. Alcune edizioni di Montevarchi Città di Pace si sono svolte in Palestina ed Israele.
Il Comune di Montevarchi ha avviato, insieme all’amministrazione di Betlemme e ad altre realtà locali italiane, il progetto di cooperazione internazionale dal titolo “riabilitazione e preservazione dell’Hosh Al-Syrian nel centro storico di Betlemme”, un programma di sostegno alle municipalità palestinesi promosso dal Ministero degli Affari Esteri italiano, che prevede, tra le altre cose, la realizzazione di una casa di accoglienza nella città palestinese.