Regione/Distretto: Guelmin-es Samara
Popolazione: N.D.
Superficie: N.D.
Religione: Islamica
Il popolo sahrāwī ("sahariano", dall'arabo: ﺻﺤﺮﺍء ṣaḥrā, ossia "Sahara"), talvolta trascritto anche sahrawi o saharawi, è costituito dai gruppi tribali tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale gravitanti sul Sāqiyat al-hamra e sul Wadi al-dhahab (Río de Oro) che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza.
Sull'area, ricca di fosfati, avanzava però pretese anche il Marocco ed è per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo. Le tribù sembra discendano da due gruppi insediatisi nell'area fin dall'epoca delle prime conquiste islamiche, alla fine del VII secolo d.C. Esse rivendicano un'ascendenza araba, per dimostrare la quale fanno riferimento al loro dialetto, definito Hassāniyya, un idioma parlato anche nella confinante Mauritania e nell'Algeria, caratterizzato da un impianto strutturalmente arabo pur con vari berberismi e tracce di idiomi nero-africani, come il wolof.
In Marocco (forse con intenti politici) si tende a considerare il dialetto sahrawi di ceppo berbero, visto che gli abitanti indigeni della regione sono in particolare appartenenti al gruppo berbero dei Sanhāja, ma sulla questione dissentono i glottolinguisti che classificano l'idioma come appartenente al gruppo semitico della famiglia linguistica camito-semitica.
Il 14 dicembre 1960 l'ONU votò la risoluzione n. 1514 con la quale si riconosceva il diritto all'indipendenza per le popolazioni dei paesi colonizzati. Nel 1963 il Sahara Occidentale fu incluso dalle stesse Nazioni Unite nell'elenco dei paesi da decolonizzare e nel dicembre di due anni dopo l'Assemblea Generale riaffermò il diritto all'indipendenza del popolo sahrawi, invitando la Spagna a metter fine alla sua occupazione coloniale dell'area.
Nel 1966 l'ONU ratificò l'atto di autodeterminazione del popolo sahrawi. Il 10 maggio 1973 il Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguia el Hamra y Río de Oro) organizza il suo primo congresso di fondazione e la Spagna, l'anno seguente, compie un censimento della popolazione del Sahara Occidentale, atto necessario per organizzare il referendum richiesto dall'ONU fin dagli anni '60. Il risultato indica la presenza nella regione di 74.902 persone e il 20 agosto 1974 la Spagna annunciò il suo parere favorevole per l'effettuazione del referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi.
Pur tuttavia, ai primi del 1975, il re del Marocco Hassan II espresse la sua totale opposizione all'indipendenza del paese, malgrado il 12 maggio 1975 una missione dell'ONU recatasi in visita nei territori del Sahara Occidentale, riconfermasse il diritto all'autodeterminazione del popolo sahrawi, riconoscendo di fatto il Polisario che, già da qualche mese, aveva cominciato ad effettuare operazioni di guerriglia contro la Spagna.
Il 31 ottobre 1975 il Marocco entrò con un esercito di 25.000 uomini nella zona contigua ai suoi confini con il Sahara Occidentale mentre la Spagna cominciò lo sgombero delle aree sotto il proprio controllo. Il 6 novembre 1975 re Hassan II fece organizzare la "marcia verde" con cui 350 mila Marocchini entrarono nel Sahara Occidentale per vanificare l'eventuale referendum e per porre le basi di una definitiva appropriazione dei territori sahariani occidentali, malgrado il 2 novembre dello stesso anno la Spagna confermasse il proprio impegno a rispettare l'autodeterminazione del popolo sahrawi.
Di fatto, però, la Spagna giunse segretamente a un accordo con Marocco e Mauritania per la spartizione del paese conteso in cui le forze sahrawi iniziavano un'azione di resistenza armata, non del tutto documentabile, contro il Marocco e la Mauritania, che portò anche all'uso di bombe al napalm da parte marocchina contro insediamenti sahrawi.
La resistenza dette allora vita nel 1976 alla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi, RASD, (arabo الجمهورية العربية الصحراويةالديمقراطية, al-Jumhūriyya al-Arabiyya al-Ṣaḥrāwī al-Dīmuqrāṭiyya).
Nel 1979 la Mauritania firmò un accordo separato di pace, riconoscendo la RASD, lasciando gli oneri del conflitto in corso al solo Marocco che invase il restante territorio del Sahara Occidentale, costringendo all'esodo numerosi combattenti e famiglie sahrawi che trovarono rifugio in Algeria, tra l'altro nell'oasi di Tindūf.
Nel 1991, con il conseguimento di un cessate il fuoco, l’ONU inviò in missione nel Sahara occidentale una delegazione (MINURSO) col compito di vigilare sulla tregua e organizzare il previsto (e mai tenuto) referendum.
Nel 2003 James Baker, inviato speciale delle Nazioni Unite, propose un piano in 2 fasi, che, dopo una transizione di 5 anni in cui il Marocco e il Sahara Occidentale avrebbero governato insieme nei territori occupati, sarebbe dovuto culminare con il referendum, ma il piano non trovò il favore del Marocco. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato fino al 2004 il mandato alla MINURSO in attesa di un ripensamento da parte del Marocco. Nell'ultima seduta delle Nazioni Unite che si è tenuta il 31 ottobre del 2006 è stata votata una risoluzione che proroga la missione MINURSO fino al 31 aprile 2007, ma la soluzione continua ad essere una mera speranza.
Presso il popolo sahrāwī si registra una percentuale di persone affette da celiachia (intolleranza permanente al glutine) fra le più elevate del mondo (circa 6%). Questo fatto viene spiegato da una predisposizione genetica, a sua volta legata al fatto che i sahrāwī sono vissuti per secoli senza essere esposti alla consumazione di frumento e altri cereali e pertanto al glutine. La proporzione di celiaci è emersa solo in seguito all'arrivo di cibi derivati dal frumento negli aiuti umanitari inviati dall'Europa.
Nonostante il governo italiano non riconosca ufficialmente la RASD esistono varie realtà locali che contribuiscono, da tempo ed in vari modi, alla soluzione della causa Saharawi. Fra le tante iniziative è opportuno ricordare gli Enti toscani, della Provincia di Arezzo che hanno stabilito un patto di gemellaggio con la comunità Saharawi:
- la Provincia di Arezzo con Smara
- Comune di Bucine con Yraifia
- Comune di Civitella in Val di Chiana con Ain Beda
- Comune di Laterina con Bir Enzaran
- Comune di Loro Ciuffenna con Tifariti
- Comune di Montevarchi con Bir Lehlu
- Comune di Pergine Valdarno con Boujdur
- Comune di Pian di Sco’ con Gdeiria
- Comune di San Giovanni Valdarno con Mahbes
- Comune di Terranuova Bracciolini con Hausa
e che hanno visto forze politiche e sindacali, associazioni del volontariato, parrocchie e privati cittadini impegnati in un sforzo comune per la raccolta di fondi necessari all’acquisto di generi indispensabili per la sopravvivenza di questo popolo. Alcuni Comuni, tra i quali Montevarchi, sono stati protagonisti anche di progetti di accoglienza estiva di bambini provenienti dalle tendopoli saharawi.
Il Comune di Montevarchi, già dal 2001, ha attivato n. 2 adozioni a distanza con bambini saharawi attraverso l’Associazione Valdarnese di Solidarietà per il Popolo Saharawi.
Il Consiglio Comunale di Montevarchi, in data 31/07/1997, ha approvato un O.d.G. in favore del Popolo Saharawi con il quale si impegna a stabilire un patto di amicizia e gemellaggio con la città-tendopoli d Bir Lehlu (Repubblica Araba Saharawi Democratica) quale scelta concreta della Città di Montevarchi in favore di tutte le azioni che abbiamo come scopo il conseguimento della pace e del diritto di autodeterminazione dei popoli, e per inserirsi proficuamente nei rapporti di amicizia, sostegno e solidarietà già esistenti tra la Toscana ed il popolo Saharawi.
Durante il viaggio in Saharawi – dal giorno 3 al giorno 8 gennaio 1998 – la delegazione ufficiale del Comune di Montevarchi composta dai Consiglieri Comunali Gianluca Monicolini e Leonardo Nassini - ha sottoscritto il patto di amicizia e gemellaggio con la città-tendopoli d Bir Lehlu. Detto patto è stato rinnovato in data 28/9/2001, a Firenze, in occasione della 1° Conferenza Europea delle Città gemellate con il Popolo Saharawi, dall’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Montevarchi Chiara Galli.